Parrocchia di San Felicissimo in Ponte Felcino
Situato a circa sette chilometri da Perugia, in direzione Nord-Est, il paese di Ponte Felcino vanta origini assai antiche, indissolubilmente legate alla storia del ponte sul fiume Tevere, un ponte che fin dall’epoca romana costituiva un’agevole porta d’accesso alla vicina citta e ne favoriva i traffici commerciali, specialmente con i mercati della costa adriatica. Si ha ragione di ritenere che il ponte originario fosse a tutto sesto, il cui pilone centrale sia poi servito da base per le ristrutturazioni che via via si sono succedute. Si sa inoltre con certezza che nel 1370 esso era perfettamente agibile, tanto che nel mese di Agosto di quell’anno vi transitarono le truppe inviate dal Papa a mettere ordine nelle caotiche vicende perugine caratterizzate dalle continue faide tra “Raspanti” e Beccherini”, mentre nel 1377 fu varcato dal famoso capitano di ventura Giovanni Acuto, a capo del suo esercito di mercenari. I primi documenti scritti riferiti al ponte risalgono al 1432: quell’anno, infatti, la struttura fu seriamente danneggiata dalle abbondanti piogge, e il consiglio generale di Perugia ne delibero il restauro. Perdurando i dissesti, il governo cittadino decise, nel 1451, di provvedere alla ricostruzione ex novo del ponte, cosicché l’anno successivo fu stipulato un regolare contratto con Bartolomeo Mattioli di Torgiano, valente costruttore che aveva gia realizzato la facciata est e il relativo portale del duomo di S. Lorenzo e che, successivamente, avrebbe edificato lo splendido palazzo dell’Universita Vecchia in piazza del Sopramuro (ora sede del Tribunale).
Il ponte del Mattioli era costituito da un arco maggiore a tutto sesto, che misurava novantadue “piedi perugini” dall’una all’altra impostatura, e da due archi minori; l’arco maggiore era un’opera tanto ardita architettonicamente quanto mirabile per solidita e grazia, e non a caso le cronache riportano che nel Giugno del 1819 l’imperatore d’Austria Francesco I, la consorte Carlotta Augusta e la figlia Carolina, in quei giorni di passaggio a Perugia, si recassero appositamente a visitarlo rimanendone sinceramente ammirati: proprio in quell’anno erano stati eseguiti ulteriori lavori di consolidamento.
Lo sviluppo urbanistico di Ponte Felcino, avvenuto nel Medio Evo, e stato fortemente condizionato dalla presenza del ponte e del fiume, ed ha assunto i caratteri tipici della “villa” medievale, intesa come agglomerato spontaneo in area pianeggiante, non cinto da mura: mentre la chiesa e la piazza sono dislocate in prossimita del ponte, le abitazioni si dipanano lungo le principali direttrici viarie, di qua e di la dall’alveo fluviale, senza un unitario disegno urbanistico, strette fra il fiume e le sovrastanti colline.
Questo centro abitato, come gli altri limitrofi, acquisi la denominazione con la quale era conosciuto il ponte; sull’origine di questo appellativo sono state avanzate molteplici ipotesi, non di rado fantasiose, la piu attendibile delle quali appare la seguente: Felcino sembra essere la definitiva deformazione volgare di Felicissimo, nome del santo patrono del paese, lapidato in prossimita del fiume dagli eretici ariani il 24 Novembre 761, in un punto che la tradizione vuole collocato tra l’antico ponte romanico e il luogo ove sorgera nel 1862 il Lanificio Bonucci. Ed e proprio in quel luogo che venne edificata una chiesa dedicata al giovane martire, di modeste dimensioni e di cui oggi non e rimasta traccia.
Distrutta questa prima chiesa, se ne costrui una seconda, sulla collina prospiciente il paese, in una localita tuttora denominata “vocabolo S. Felicissimo”. Non se ne conosce con esattezza l’epoca di costruzione, ma si sa per certo che nel 1322 esso gia godeva di un certo prestigio, visto che in quell’anno vi fu collocata una pregevole tavola di scuola senese raffigurante una Maesta attorniata da S. Felicissimo e dal vescovo S. Costanzo, patrono di Perugia, dipinto attualmente custodito presso la Galleria Nazionale dell’Umbria ed in procinto di essere restituito alla parrocchia.
Provvista di cospicue proprieta immobiliari, la chiesa di S. Felicissimo dipendeva dal Capitolo della cattedrale di S. Lorenzo, e solo verso la meta del XVI secolo passo sotto la diretta amministrazione vescovile. Questa chiesa era meta di numerosi fedeli provenienti anche dai paesi limitrofi, e le cronache di inizio ‘800 narrano che “chiunque pativa d’infermita di dolori di testa, di denti, di dolori d’ossa, e di altri incomodi, genuflessi nell’antico Altare ne ottenevano ben tosto la grazia”. E’ da ritenersi di epoca coeva alla chiesa anche il crocifisso ligneo che tuttora si venera a Ponte Felcino: esso era oggetto di grande devozione, tanto che, nel corso dei secoli, fu adornato da un numero sempre crescente di ex voto d’argento. Altra testimonianza viva di una profonda religiosita popolare e la Madonna della Misericordia, interessante dipinto datato 1523: dal 1522 al 1528 Ponte Felcino subi le conseguenze di una disastrosa pestilenza, che nella sola citta di Perugia aveva mietuto oltre ottomila vittime. La comunita paesana, confidando nella protezione della Madonna, commissiono a Bernardino di Mariotto questa tela votiva, ancora oggi gelosamente custodita nella chiesa parrocchiale.
Dal 1578 la chiesa, costruita su terreno instabile ed interessata da continui dissesti statici, fu sottoposta a periodici lavori di consolidamento fin quando, nel 1768, l’allora vescovo Filippo Amadei, constatata la precaria situazione in occasione di una sua visita pastorale a Ponte Felcino, ne dispose la demolizione, che fu effettivamente eseguita dalle maestranze paesane nel 1775. Di conseguenza, sia il crocifisso che i dipinti ivi custoditi furono trasferiti nella chiesa situata a valle, in prossimita del ponte; essa era stata edificata nel 1585 per iniziativa della Venerabile Compagnia della Morte ed era originariamente dedicata a S. Giacomo apostolo. Risultando di piu agevole accesso per la popolazione, gia nel 1603 vi erano state trasferite tutte le funzioni parrocchiali e da quell’anno era stata ufficialmente intitolata anche a S. Felicissimo, patrono del paese.
Questa chiesa era in posizione parallela alla strada per Ponte Pattoli, lungo la quale erano sorte molte abitazioni, cosi come numerose erano le case costruite sulla strada Eugubina, al di la del Tevere. A quel tempo non era ancora in essere a Ponte Felcino il fonte battesimale, che venne istituito solo nel 1912: fino ad allora i battesimi avvenivano prevalentemente a Pieve Pagliaccia e Ponte Valleceppi, oppure, piu di rado, a Pieve San Sebastiano.
Allo scopo di edificarne una piu spaziosa e meglio rispondente ai crescenti bisogni della comunita, don Emanuele Cavalletti, parroco dal 1912, istitui un comitato “Pro erigenda chiesa”, composto da tutti i capofamiglia del paese. Dopo il trasferimento, nel 1921, di don Emanuele al altra parrocchia, la raccolta dei fondi venne proseguita dal nuovo parroco don Gualtiero Castellini, che nel 1926, previa approvazione del comitato, firmo il contratto di appalto per la costruzione della nuova chiesa, che venne affidata alla Cooperativa Muratori di Ponte Felcino, rappresentata dal Capomastro responsabile Ruggero Fiorentini. Progettista e direttore dei lavori era l’ingegner Edoardo Vignaroli. La nuova chiesa, in stile rinascimentale, venne costruita piu arretrata di vari metri rispetto alla precedente, con la facciata principale rivolta verso la strada. La costruzione venne ultimata nel 1929, anno in cui aveva preso possesso della parrocchia don Remo Palazzetti, originario del vicino paese di Ponte S. Giovanni. Questa nuova, spaziosa ed esteticamente pregevole chiesa ebbe vita breve: crollo infatti il 12 giugno 1944, a seguito di un disastroso bombardamento aereo alleato.
La chiesa attuale e stata ricostruita a spese dello stato (in attuazione della legge sui danni di guerra) tramite l’Ufficio del Genio civile di Perugia. L’impresa costruttrice fu la Luzzi di Gualdo Tadino, su disegno dell’arch. Antonio Bindelli; l’opera fu ultimata nel 1951. Il nuovo campanile e stato realizzato, sempre su disegno dell’arch. Bindelli e per incarico del Genio civile, dall’impresa Marcello Vicarelli nell’anno 1960.
Anche il ponte pago le conseguenze del secondo conflitto mondiale: i genieri dell’esercito tedesco in ritirata lo fecero infatti saltare il 17 Giugno ’44, ed analoga sorte subi, lo stesso giorno, il Lanificio, che dava lavoro e sostentamento a gran parte delle famiglie del paese. Grazie alla solerte operosita di Giacomo Silvio Guelpa, abile imprenditore che negli anni ’20 aveva rilevato l’azienda, i telai ripresero a funzionare appena pochi mesi dopo il passaggio del fronte, e ben presto questo complesso industriale, sorto nel lontano 1862 per volere dei fratelli Leone ed Alessandro Bonucci, torno ad assumere una posizione di primo piano nella produzione tessile italiana. Oggi ha assunto la denominazione “Manifatture Associate di Ponte Felcino 1862” e fa parte della Manrico Holding.
Nel dopoguerra, su incarico del Genio civile di Perugia, l’ing. Sisto Mastrodicasa e l’arch. Pietro Frenguelli redassero un progetto per il nuovo ponte, che prevedeva l’utilizzo del pilastro centrale rimasto intatto e l’impiego dei conci in pietra. Il pilone minore, anch’esso non danneggiato delle esplosioni, fu completamente demolito ed ancora oggi le pietre che ne erano a basamento si possono scorgere nei periodi in cui il livello dell’acqua e basso. L’esecuzione delle opere fu affidata alla “Societa Cooperativa Umbra fra muratori e affini ex combattenti e reduci” di Perugia, che completo i lavori nei primi mesi del 1947.
Un ruolo non secondario nella vita della comunita parrocchiale di Ponte Felcino hanno ricoperto due antiche cappelle: la prima e la chiesina detta di S. Angelo di Vitiano, un tempo situata in aperta campagna ed oggi inglobata nella zona industriale-artigianale. E’ di antichissima data e la sua costruzione risale a prima del 1348, anno della peste che colpi in modo devastante Perugia; si contarono anche in paese moltissime vittime e i corpi vennero sepolti nei pressi della chiesina. Nel 1954, ormai ridotta in pessime condizioni e prossima a crollare, fu completamente restaurata dal proprietario comm. Mario Bonucci. Di epoca addirittura precedente e la cappella consacrata ai santi Francesco e Antonio, annessa ad un piccolo convento dei frati Minori Conventuali edificato nel 1250 dal confratello Giuseppe Brancaleoni da Panicale lungo l’argine sinistro del Tevere. A fianco del convento sorgeva in epoca medievale un alto tumulo di terra sotto il quale venivano sepolti tutti i morti che le frequenti pestilenze mietevano a Perugia e dintorni, e che per timore di contagio non erano stati seppelliti nelle chiese, come allora usava. Da tale macabra usanza sembra sia derivato il modo di dire “andare a seppellire il Carnevale a Ponte Felcino”, in occasione del quale, fino ai primi del ‘900, un variopinto e rumoroso corteo di perugini si incamminava verso questo luogo per sotterrarvi un grosso fantoccio di pezza.
Oggi Ponte Felcino, con i suoi cinquemila abitanti, e una delle frazioni piu popolose del Comune di Perugia e, anche grazie ad un moderno polo industriale-artigianale, puo contare su un’economia sufficientemente articolata, mentre gli istituti scolastici e le numerose associazioni operanti nel territorio contribuiscono a rendere dinamica la vita socio-culturale della comunita, per la quale la parrocchia di S. Felicissimo, con le sue molteplici attivita, costituisce un valido e sicuro punto di riferimento.
(testi a cura di Stefano Vicarelli)