Per un motivo apparentemente banale era nata una grandissima incomprensione con Ahmed, un amico egiziano che ha subito una delicatissima operazione e che amo come un fratello.

Mi ero insolitamente molto arrabbiato.

Dovendo però io partire per un convegno, ci eravamo incontrati per rappacificarci e tutto sembrava risolto.

Rientrato dopo circa una settimana, inspiegabilmente non riuscivo a mettermi in contatto con lui. Finalmente una sera sono andato a casa sua (era la terza volta) e l’ho intercettato in una strada vicina.

«Non riesco a perdonarti – mi dice subito -; io posso farlo con i miei nemici, perché in fondo non mi interessano, ma alle persone più care non riesco a perdonare».

Gli dico: «Ti chiedo ancora scusa e perdono. È vero, non ci siamo capiti. Non mi meraviglio che tu non riesca a perdonarmi. È normale, nessun uomo può farlo. Solo Dio, Allah, può aiutarci. È un dono suo che ci concede se glielo chiediamo. Se tu sei d’accordo, lo facciamo insieme, pregando in silenzio».

La strada era illuminata ed abbastanza frequentata perché vicina alla stazione. Silenziosamente ci siamo concentrati a lungo ed abbiamo pregato Dio Padre (che Ahmed chiama Allah).

Quando abbiamo finito lui mi ha guardato dicendomi: «Ti ho perdonato, è la prima volta che lo faccio subito».

«Certo – ho replicato -, questa volta è stato possibile perché lo abbiamo chiesto a Dio e lui lo concede ai suoi figli».

Passeggiando. gli ho anche detto: «Vedi, tutti abbiamo bisogno di essere perdonati Nel Vangelo c’è scritto come fare: se perdoni poco ti è perdonato poco, se perdoni molto ti è perdonato molto, se perdoniamo tutto ci è perdonato tutto. Questo è scritto nel Vangelo e vale per tutti gli uomini. Sicuramente ci sono cose altrettanto belle nel Corano: se puoi, cercale e fammele conoscere».

Eravamo nella gioia piena.

“Senti Ahmed – gli ho chiesto – cosa ne dici se ringraziamo Allah?».

Ci siamo di nuovo fermati e silenziosamente, intensamente, lo abbiamo ringraziato.

Francesco C. da Città Nuova