Tempo fa mi è stato diagnosticato un tumore ad uno stadio piuttosto avanzato. È stato uno shock per me e per la mia famiglia, ma non ci siamo persi d’animo ed abbiamo iniziato subito a fare gli accertamenti, l’intervento e la successiva terapia. Non mi sono mai sentita sola: ho avvertito forte l’amore di un Padre, anche attraverso la presenza di tanti amici, che non mi hanno mai abbandonata.
Facevo il terzo ciclo di chemio, quando sono venuta a sapere che la mia vicina di casa era in difficoltà. La conoscevo, e già da alcuni anni mi ero resa disponibile a dare una mano a quella famiglia con due figli gravemente disabili. Nel nostro palazzo, infatti, stavano cambiando tutti gli ascensori, e loro abitavano al sedicesimo piano.
Un giorno, la vicina è venuta a trovarmi. Non sapeva come fare a portare a scuola la figlia Cecilia: era impossibile trasportarla in braccio per tutti quei piani! Era sul punto di scoppiare in lacrime. A me è venuto subito in mente di offrire alla piccola un’ospitalità temporanea, fino a quando avrebbero messo in funzione i nuovi ascensori. Noi, infatti, abitiamo al piano terra. Mio marito ha acconsentito volentieri, e da quel giorno Cecilia è venuta a stare con noi.
Un giorno abbiamo incontrato il suo maestro mentre io portavo la bambina a fare una passeggiata in carrozzella nel parco. È rimasto molto meravigliato quando ha saputo che non ero una parente, ma una semplice vicina di casa. Ma da allora, quando ci incontriamo, si intrattiene a parlare con me.
Ogni mattina, aprendo gli occhi, ringrazio Dio per ogni giorno che lui mi dà. E anche per tutte le volte che viene a trovarmi attraverso i fratelli che mi manda.
Benilda Jong, da “Città Nuova”