Il più grande dei nostri figli, sempre molto bravo a scuola, non riusciva più a seguire con profitto le lezioni. I risultati del primo trimestre erano catastrofici. Ma soprattutto tra noi c’era un muro. Abbiamo capito: presi dall’ambizione d’aver un figlio bravissimo, i nostri cuori non si sono curati di capirlo, di dargli fiducia. Lo trattavamo con eccessiva severità. Ogni volta che sbagliava sapeva che l’aspettava un duro castigo. Io sentivo di aver tradito la sua fiducia. Non ero più la mamma che sapeva voler bene, che aveva con lui un rapporto molto bello. Non è facile riconoscere i propri torti, ma gli ho chiesto perdono per le parole che lo avevano ferito, per quel mio atteggiamento così duro.

Mi ha guardato, gli ho lasciato il tempo per esprimersi, anche lui ha chiesto perdono a noi e agli insegnanti. Ora non ha più paura di comunicare i suoi risultati scolastici. Da parte mia ho capito che bisogna lasciare posto al perdono per guarire la tensione personale e familiare prodotta dal male.

U. A., Costa d’Avorio