Arrivata a casa di mia sorella, cerco inutilmente la borsetta: devo averla smarrita chissà dove, prima di partire. Era piena di cose personali: agenda, documenti, foto di famiglia, soprattutto sono addolorata per dei soldi non miei – 140 pesos (= 200 dollari) – che servivano per aiutare chi è in necessità.
Mentre agitata faccio qualche telefonata per bloccare i depositi bancari, mi rendo conto che questa perdita è il culmine di una serie di fatti che, per distrazione, mi sono successi in quest’ultimo tempo, vissuti con la mente altrove, per un problema familiare. Mio padre, ammalato seriamente, aveva bisogno di un supplemento di affetto e di attenzione che io non ero disposta a dargli in quanto, a causa di certi trascorsi, nutrivo risentimento nei suoi confronti. Ora, però, capivo di aver perso l’occasione di amarlo incondizionatamente, preoccupata di considerare quello che era giusto o no, se avevo ragione o no…
È stato un richiamo di Dio così forte che sono entrata d’impeto nella stanza di papà e, senza dirgli tante cose, sono rimasta con lui. Sapendo poi che gli costava camminare, mi sono messa ad insegnargli degli esercizi. Col risultato che, da prostrato che era, ha sentito lo stimolo a guarire, alzarsi, pieno di buon animo.
C’era, però, ancora qualcosa che non mi quadrava: la perdita dei soldi! “Capisco, Gesù, che tu hai permesso che succedesse questo perché mi rendessi conto che dovevo lanciarmi ad amare senza condizioni… ma quei soldi erano per un fine buono. Aiutami a ritrovarli”.
Poco dopo essere ritornata a casa, suona il campanello: è un tassista che ha ritrovato la mia borsetta in mezzo alla strada, in pieno traffico. E i soldi? Anche quelli ci sono tutti!
C. F., Cile