6 ottobre 2024 – 27a domenica t. ord.
Gn 2,18-24 / Eb 2,9-11 / Mc 10,2-16
A chi è come i bambini appartiene il regno di Dio (Mc 10,14)
Dopo il secondo annuncio della passione, nel vangelo di oggi, Marco espone – come complemento catechetico – l’insegnamento sulla indissolubilità del matrimonio, e i comportamenti richiesti per fare parte del regno di Dio e a questo insegnamento associa l’atteggiamento di Gesù con i bambini.
Gesù identifica nel bambino colui che è niente, il povero evangelico che sa che tutto dipende da Dio. Anche dire “Abbà-Papà” è frutto di qualcuno che gliel’ha insegnato. Il bambino conosce l’amore che lo sostiene in ogni momento e non ha altro da dare che una risposta d’amore. E’ totalmente fiducioso dei suoi genitori e fa tutto senza discutere, trova la sua sicurezza in coloro che lo dirigono. Non ha niente, ma sente di possedere tutto in Colui che lo porta in braccio.
Al principio era così. Per l’unico amore con cui erano stati impastati, l’uomo e la donna dalla loro differenza sentivano che nel perdersi l’uno nell’altro si realizzava la meraviglia dell’unità dell’universo, della fraternità, di un cuor solo e di un’anima sola.
Ma per la durezza del cuore, alla semplicità del bambino abbiamo sostituito l’amore con la pura ragione, abbiamo inventato i diritti, le leggi, la superiorità con le differenze, i valori fatti di forza, di ricchezza.
“Se non ritornerete come bambini – ci dice Gesù oggi – non mi incontrerete mai e non entrerete nel mio Regno”.