Ogni mattina presto, prima di recarmi nel rione dove lavoravo come vigile urbano, andavo alla messa e chiedevo a Gesù l’aiuto per amare ogni prossimo che avrei incontrato.
Un giorno, mentre lavoravo a un incrocio con molto traffico, vedo sfrecciare un giovane a fortissima velocità con la sua moto. Dopo un poco ritorna, alla stessa velocità. Questo per numerose volte. Gli ho intimato inutilmente di fermarsi: correva infatti il rischio di schiantarsi contro i mezzi che avrebbe incontrato all’incrocio. Così pensai almeno di stare attento a quando sarebbe tornato per fermare il traffico in modo che non provocasse guai.
Il giovane si è accorto della cosa e si è fermato a parlarmi: «Ho molte difficoltà, voglio farla finita con la vita». Lo ascolto a lungo mentre mi racconta le sue pene. Gli dico la mia disponibilità ad aiutarlo e dimentico la multa. Se ne va contento dicendomi che perché qualcuno l’ha ascoltato ha ripreso la forza di vivere.
Passano alcuni anni. Sono di servizio in piazza. Si avvicina un giovanottone sorridente che mi abbraccia commosso. Gli dico: «Guarda, hai sbagliato vigile». «No, sono il ragazzo dell’incrocio; ora sono felicemente sposato e contento della vita. Sono venuto fin qui da Foggia, dove abito ora, perché la volevo ringraziare».
B.A. – Italia