11 agosto 2024 – 19a domenica t. ord.

1Re 19,4-8 / Ef 4,30 – 5,2 / Gv 6,41-51

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo

Gesù, dopo aver moltiplicato i cinque pani e i due pesci per la folla dei suoi ascoltatori, passa la notte in preghiera. L’indomani, cercato dalla stessa folla, fa un lungo discorso sul pane di vita.

Si presenta Lui stesso come il pane vivo disceso dal cielo e afferma la necessità di cibarsi di questo pane vivo. All’udire queste affermazioni gli ascoltatori “mormorano”, hanno cioè una reazione incredula. Gesù invita a superare lo scandalo e ad ascoltare la voce intima che invita a donarsi al Figlio per essere da Lui salvati. È il Padre che ci rende partecipi della sua stessa vita; Egli attira ogni uomo al Figlio perché diventi figlio.

Davanti a questo dono scatta l’affidarsi dell’uomo allo Spirito di Dio ed esce il grido, la parola detta con passione: “è il Signore!”. E la persona esce da sé e si affida all’abbraccio dell’Altro, riconosciuto come Dio.

Da qui nasce tutta la preghiera, tutta la catechesi, tutto l’apostolato, tutta la testimonianza. L’uomo esce da sé, si appassiona e si entusiasma per Dio che lo attrae con la sua dolcezza e la sua presenza. Importante, per accogliere questo dono, che il nostro cuore sia libero, non sia già colmo di tante altre cose, preoccupazioni, programmi, pensieri. Il vuoto viene colmato da una dolce presenza: è la presenza dello Spirito che ci attira a seguire Gesù.

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