4 agosto 18a Tempo ordinario

Procuratevi il cibo per la vita eterna!

L’uomo è un essere di desiderio. I suoi bisogni naturali e primari indicano il suo «essere mancante», gli fanno sperimentare la fragilità e l’impossibilità di bastare a se stesso, di essere autosufficiente. L’uomo chiede sempre, anche quando tace, soprattutto vita, pienezza di vita, amore, felicità. Chiede l’infinito; lui, essere finito, limitato, desidera ciò che non possiede per natura e che nessun altra creatura gli può donare pienamente: desidera Dio! Questo anelito radicale dell’uomo può essere apparentemente mascherato da altri desideri più superficiali, più facilmente appagabili. Ma anche il desiderio ontologico che apre l’uomo al trascendente può essere «inquinato» dalla tentazione di ricercare Dio solo per una gratificazione personale, solo per «avere la pancia piena», piegandolo al puro soddisfacimento dei propri bisogni, invece di aprirlo ad un rapporto comunionale con il suo Creatore. Per questo la liturgia odierna ci invita a riflettere e a domandarci: chi cerco? Perché cerco? Da chi o da cosa sono attratto? Quale è il profondo desiderio del mio cuore?

Nella ricerca cristiana ha un ruolo fondamentale la fede. Il cristiano non si muove per sforzo volontaristico, ma perché ha incontrato Qualcuno che inspiegabilmente lo attrae. La ricerca di Dio lo porta allora a decifrare i segni della sua presenza nella vita quotidiana e lo spinge ad una continua purificazione del desiderio, delle motivazioni e anche delle «immagini» più o meno distorte, con cui spesso se lo rappresenta. Questa è l’opera che la fede compie in noi perché possiamo giungere a credere in Gesù Cristo aderendo totalmente alla sua persona, entrando in piena comunione con lui, accettando di lasciarci sorprendere dal suo Mistero.

«Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché vi siete saziati». Se prestiamo ascolto alla Parola di Dio, essa ci svela le intenzioni del nostro cuore, smaschera le nostre ipocrisie. Non sappiamo nemmeno desiderare «alla grande»; spesso ci accontentiamo di poco, non riusciamo ad interpretare gli avvenimenti quotidiani come «segni» di un «di più», ma attribuiamo a ciascuno di essi un valore assoluto che, di fatto, non possiedono. Dio viene incontro al bisogno materiale dell’uomo, ma lo spinge anche ad andare oltre, a non fermarsi al corpo materiale che costituisce solo in parte la persona. Cristo orienta il desiderio dell’uomo, lo invita ad un «di più», a non rimanere in superficie, a non accontentarsi di ciò che lo appaga per un istante, ma a scoprire il profondo afflato di eternità e di verità iscritto nel suo cuore; desiderio di comunione con il Dio che lo abita e che, su questa terra, non sarà mai pienamente saziato. È un desiderio che ci fa paura, perché chiede un rinnovamento interiore: passare dall’«uomo vecchio» con i suoi desideri carnali, egoistici, con le sue passioni ingannatrici, all’«uomo nuovo», creato secondo Dio, che è la nostra vera identità; è l’uomo costruito dallo Spirito e che vive grazie a quel cibo spirituale che è la Parola di Dio, cioè Cristo, vero Pane della vita. L’uomo trasforma in sé ciò di cui si nutre. Alimentarsi a questa mensa, nutrirsi di questo Pane che è il Corpo di Cristo, vuol dire invece lasciare che la sua vita diventi in noi la nostra vita. Vivendo di lui, noi non viviamo più per noi stessi, ma per lui che è morto e risorto per noi.

Da  «e-Messalino», Elledici

Scarica Camminiamo insieme del 4 agosto 2024