24 settembre 2023 – XXV domenica Tempo Ordinario 

Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi (Mt 20,16) 

Gesù, lungo il cammino che lo porta a Gerusalemme, prosegue la formazione dei discepoli con la parabola degli operai mandati a lavorare nella vigna. Questo racconto presenta un quadro di vita quotidiana: un padrone esce di buon mattino in cerca di lavoratori per la sua vigna (v 1). Poiché la giornata lavorativa durava circa dodici ore, si capisce perché la sua ricerca sia iniziata di buon mattino. Del tutto normale anche il compenso giornaliero esplicitamente pattuito con gli interessati (v 2). Poi vediamo che il padrone della vigna esce verso la piazza più volte durante il giorno: lì incontra gente disoccupata.  

Questo racconto si svolge attorno a due vertici, che ne costituiscono anche il significato profondo. Il primo è quello dell’arruolamento progressivo degli operai, ma con identico salario; il secondo è invece rappresentato dall’indignazione polemica dei “primi” assunti. Questi infatti si scandalizzano di ricevere la stessa ricompensa degli ultimi: i “farisei”, i “giusti”, i “primi” ricevono la stessa salvezza dei “peccatori”, degli “ultimi”, dei “lontani”. Infatti l’operaio chiamato per primo nella parabola non reclama tanto un salario maggiore, ma lamenta soprattutto l’uguaglianza del trattamento riservato a lui e all’ultimo arrivato. La parabola si rivolge allora a gente che ricopia nel suo comportamento questi “mormoratori”. Lo stile di Gesù è identico per tutti: giudei e pagani, giusti e peccatori. L’antica alleanza, basata sul diritto e la giustizia, si apre alla nuova alleanza, fondata sulla grazia e sul perdono.  

Il Regno è un dono di Dio e non un salario per le opere della legge; la salvezza non è una ricompensa quasi contrattuale, ma è innanzitutto un’iniziativa divina, fatta di amore, di comunione, di gratuità a cui ciascuno di noi è invitato a partecipare con gioia, senza limitazioni e senza confronti. In fondo la misericordia è sempre scandalosa come la grazia di Dio. Scandalosa nel dono, nella tenerezza, nella bontà, nel coinvolgimento. Scandalosa per il divario che c’è tra quello che ci viene offerto e i “nostri meriti”. Perché Dio fa funzionare il suo cuore di Padre. E la cosa più bella per noi è sentirci parte di questa famiglia, figli “primi e ultimi” del Padre del cielo. 

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