Il lavoro al centro di recupero per tossicodipendenti s’era fatto alienante. Presa dal vortice delle cose da fare, avvertivo sempre più un senso di vuoto e Dio sempre più lontano.  

Una sera in cui pioveva a dirotto l’auto che mi riportava a casa sbandò, urtò in un muro e andò a finire nella corsia opposta. Quando arrivai al pronto soccorso, la vista di un crocifisso appeso al muro mi diede coraggio. Mentre i medici si occupavano di me, provavo una pace sottile, come da tempo non sentivo più. Per fortuna, a parte ferite e contusioni di poco conto, non c’era niente di grave, per cui quasi subito venni dimessa.  

Per settimane accanto al letto dov’ero immobile ci fu un viavai di persone, tra telefonate e regali. Toccanti le visite ripetute dei miei tossicodipendenti: “Tu ce l’hai fatta perché fai del bene». Anche i miei colleghi di lavoro mi furono molto vicini: evidentemente si era costruito con loro un legane solido. Grazie a quel riposo forzato, ritrovai anche il gusto della preghiera e credetti di capire perché Dio non mi aveva presa con sé quella volta. 

Lucia – Italia