In attesa del mio turno di visita, comincio a sfogliare un numero di Città Nuova, tra le riviste a disposizione dei pazienti.

Un articolo attira il mio interesse: “Giobbe, il dolore e noi”. Non è un caso se lo sguardo mi è caduto lì: sembra infatti la risposta ad un problema che mi porto dentro ed è un incentivo a uscire fuori di me, a relazionarmi con le altre persone che come me stanno aspettando il loro turno.

L’attenzione alle varie patologie che affliggono quei prossimi, da superficiale e generica, diventa ascolto profondo, empatico, condivisione che può dilatare e riscaldare un cuore forse un po’ chiuso a causa di dolori fisici e morali, vissuti in solitudine.

R. – Italia