La canonica si sa… a volte ci sono giorni (a dire il vero quasi sempre!) dove è un continuo andirivieni di persone e di telefoni che suonano, talvolta perfino contemporaneamente. Non sempre in questi casi ho riconosciuto nella persona alla porta (o al telefono) il volto di Gesù, ma ogni volta è stata l’occasione per ricominciare. E Lui non ha mancato di sorprendere. A volte bastava un sorriso, qualche altra una caramella o un caffè. Spesso arrivavo a fine giornata che mi dicevo: “Oggi Gesù non sono riuscito a combinare nulla di quanto preventivato, ma mi sembra che aprendoTi la porta alla fine ho fatto proprio tutto”.
Un giorno è venuta S., una giovane quasi trentenne. Mi aveva chiesto un quarto d’ora di tempo. Alla fine però sono diventate due ore abbondanti. Una storia e una vita di così tanta sofferenza io non l’avevo mai sentita prima d’ora. Per la prima volta mi capita, ascoltando una persona, di non trattenere le lacrime. Mi tornano alla mente le parole di San Paolo: “Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto” (Rm 12,15). S. se ne va risollevata: in cuor mio sento tanta impotenza per una vicenda più grande di me, per alcuni tratti assurda. Sento però che il mio cuore si è dilatato un po’ di più sul Suo.
Spesso incontro gente per strada che cammina a testa bassa e va di fretta, magari con il cellulare in mano: saluto tutti per primo, anche chi non conosco, magari con un bel sorriso. Ora i saluti tornano moltiplicati e per strada si è un po’ meno estranei.
Don Stefano M.