20 settembre 2020 – 25a domenica t. ord.
Is 55,6-9 / Fil 1,20c-24.27° / Mt 20,1-16
Sei invidioso perché io sono buono? (Mt 20,15)
È incomprensibile l’atteggiamento del padrone della vigna del Vangelo di oggi. Va in strada presto, al mattino, per assumere i primi operai. Quando si accorge che non bastano torna ancora per cercare altri operai. Stabilisce con loro “quanto è giusto” come ricompensa.
Quando esce alle cinque del pomeriggio, vede ancora alcuni bighellonare e li invita a lavorare. Antieconomico e folle, decisamente.
Alla fine della giornata accade il fattaccio. Gli ultimi prendono un denaro. Quelli che lavorano dall’alba, pur avendo pattuito un denaro, pensano che prenderanno di più. Invece no. Allora chiedono per gli ultimi di meno. Pensano: avremo di più. Dicono: dai loro di meno. Loro hanno faticato tutta la giornata, questi ultimi solo un’ora, ricevono lo stesso salario, che ingiustizia!
In teoria. La chiave della parabola sta nel loro modo di pensare. Vigliacchi e pavidi. Non dicono quello che legittimamente desiderano, chiedono al padrone di dare agli altri di meno. Meno di un denaro. Un denaro è il guadagno minimo giornaliero per poter dar da mangiare ad una famiglia ai tempi di Gesù.
Invece di esercitare un legittimo diritto, se la prendono con i deboli: chiedono di dar loro di meno. Meno di ciò che è indispensabile per vivere. (Paolo Curtaz, 2015).
Di fronte a questa pagina proviamo a chiederci: ma io sono felice di essere cristiano? Certo, se qualche volta pensassimo che nella nostra vita stiamo lavorando con e per Dio, lavorando perché il suo Regno cresca, che stiamo lavorando nella sua vigna… allora la nostra vita potrebbe avere un significato più pieno. E questo non per merito, ma per grazia.