12 aprile 2020 – PASQUA di RISURREZIONE
Atti 10,34a.37-43 / Colossesi 3,1-4 opp. 1Corinzi 5,6b-8 / Giovanni 20,1-9
Entrò nel sepolcro e vide e credette (Gv 20,8)
La Pasqua di Gesù è la festa della nostra speranza: non siamo destinati al nulla, al fallimento, ma a partecipare alla vita piena di Dio. Il vangelo del giorno di Pasqua racconta lo stupore davanti al sepolcro vuoto. E racconta anche l’inizio della fede nel Risorto.
C’è tutto un correre in quel giorno: le corse di Maria di Magdala e dei due discepoli esprimono un cammino nuovo, una nuova luce. Si ha la sensazione di un nuovo inizio, di un’uscita dal buio in cui tutti sono avvolti verso una luce che li trasformerà, da un non-capire ad una nuova comprensione. È un uscire per andare incontro al mistero. Vanno di corsa, quasi a suggerire lo slancio di un amore mai del tutto sopito, di un’attesa ancora viva, anche se non sanno darle un nome.
Corrono insieme, ma uno dei due è più veloce e giunge per primo. In questo possiamo cogliere che il discepolo amato è stato sotto la croce di Gesù, ha contemplato l’amore che si dona fino alla morte ed è da questo amore che riceve la spinta a giungere per primo al sepolcro. E questi, quando entra, “vide e credette”: vedendo credette, credendo vide. Vide e cominciò a credere, si apre cioè alla fede, partendo dai segni visti e riconosciuti come tali. Inizia una relazione nuova con Dio nel Signore Risorto.
Chiediamo anche per noi “occhi nuovi” per cogliere nella vita di ogni giorno i segni di una Presenza. Le cose sono sempre le stesse, ma uno sguardo “convertito” permette di vedere in esse la presenza del Risorto.