Gesù chiamò a sé i dodici e prese a mandarli… (Mc 6,7)
Dio strappa Amos dal suo lavoro perché annunci la sua parola (1a lettura); Gesù manda i Dodici a predicare la conversione (vangelo); in Lui siamo stati “scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati di fronte a lui nella carità” perché si realizzi il disegno del Padre“ricondurre a Cristo tutte le cose” (2a lettura).
Nel termine “missione” possiamo riassumere il messaggio della odierna liturgia della Parola. Gesù aveva scelto i Dodici tra i discepoli perché “stessero con lui e per mandarli” (Mc 3,13). Per Marco la comunione con Gesù precede e nutre la missione; non si può annunciare ciò che non si vive. I Dodici l’hanno accompagnato già da un certo tempo, hanno ascoltato i suoi insegnamenti, hanno condotto vita comune con Lui. Ora devono lanciarsi nella missione predicando la conversione e offrendo la “buona notizia” e non solo a parole.
La missione è una proposta di vita. Come tale allora deve avvenire nella massima povertà di mezzi, al di fuori di ogni ricatto. L’unica ricchezza che accompagna i Dodici è quella avuta dal Cristo: il messaggio e il dominio sui demoni, come segno della presenza del regno. Essi partono senza alcun bagaglio su cui contare: non su sé stessi, sui propri mezzi, ma solo su Dio e sulla sua Parola.
Sostanzialmente i Dodici sono chiamati a vivere la loro missione in un’ottica di comunione. Essi sono chiamati a costruire legami con Gesù, innanzitutto, perché è questa esperienza di familiarità che devono annunciare. Tra di loro, in secondo luogo, perché devono camminare a due a due, confidando sulla compagnia e testimonianza del fratello che li accompagna piuttosto che su mezzi materiali.
Possiamo vivere in questa settimana questa parola cercando di essere persone di dialogo e di comunione.