Il regno di Dio è come un granello di senape (Mc 4,31)
Il Dio che si è fatto conoscere a noi è colui che dà un futuro all’uomo, in particolare a chi, perché debole e piccolo, è senza speranza (1a lettura). Il suo regno cresce per virtù propria, senza apporti o costrizioni esterne; sembra un seme insignificante, ma in fondo risulta quello che maggiormente realizza l’uomo e che è destinato ad abbracciare ogni realtà (vangelo). Nostro impegno sarà allora di lasciarci prendere dal suo regno, “abitare presso il Signore”, conformarci ed“essere a lui graditi”, sia nella vita che nella morte (2alettura).
Con l’immagine di un seme piccolissimo, che diventa “albero”, Gesù ci parla del regno di Dio. Non ricorre al frastuono, non ha bisogno di spiegare immense forze, non si basa sul calcolo. Sembra, la sua, l’azione più insignificante, perché la più povera di mezzi; ma alla fine è quella che ottiene di più. Così agisce il regno di Dio: il suo è un cammino inarrestabile, nonostante ogni apparenza di insuccesso, di povertà, di silenzio. Allora il vangelo di oggi ci parla del valore immenso, della forza dirompente che hanno i piccoli gesti quotidiani che, quando appartengono alla logica dell’amore, sono abitati e rendono manifesto Dio.
Lo sappiamo che l’amore, come gli alberi più alti, deve farsi strada, deve trovare la luce anche nei periodi bui. Deve nutrirsi a qualcosa di profondo. Lo sappiamo per esperienza, che ogni amore per essere vero è crocifisso, è gratuito, fatto di piccoli riti. Cerchiamo di essere attenti, in questa settimana, alle piccole cose, ai piccoli gesti quotidiani, ai germogli di bene, ai desideri che se assecondati si fanno strada attorno a noi e possono mostrare Dio.