Lo scorso anno si sono susseguiti nella mia famiglia tanti momenti dolorosi, sia perché mio marito ha cominciato a frequentare amici che lo portavano fuori casa fino a tardi, a bere nei bar e quindi a tornare a casa completamente ubriaco, sia per i miei problemi di salute che hanno reso necessaria, prima un’operazione e poi una lunga cura sia per un grave incidente accaduto alla mia bambina di 13 anni.
Un ragazzino vicino di casa, in mia assenza, si era messo a giocare con la mia bambina più piccola con una canna. La sorellina maggiore, per impedire che si facessero male, ha tolto di mano la canna al ragazzino e questi, per vendicarsi, ha raccolto un altro bastone appuntito e ha colpito Rosangela in un occhio. La ferita è risultata molto grave, si è tentato tutto: un’operazione immediata e poi controlli su controlli, ma l’occhio è compromesso e Rosangela da quell’occhio non vede. Rosangela è una vera cristiana, così ha amato con tutto il cuore Gesù abbandonato in questo dolore. Anzi mi consolava dicendo: «Mamma, sono fortunata perché posso vedere ancora con l’altro occhio!». Ha sempre perdonato anche quando alcuni vicini di casa la incitavano a vendicarsi.
Questo ragazzino non ha mai chiesto perdono, piuttosto si prendeva gioco di Rosangela e, vedendola passare, le diceva: «Ciao, monocolo!». Rosangela è rimasta ferma nella sua decisione di perdono. Nemmeno i genitori di questo bambino sono venuti a condividere il nostro dolore o a scusarsi per l’accaduto, nonostante che abitino nel nostro stesso compound. Passavano, ma senza salutare. Anch’io li avevo perdonati, ma certo non sentivo l’amicizia di prima.
Una mattina la mamma di quel bambino mi manda a chiamare dicendo che si sente male e chiede il mio aiuto. La prima reazione è stata: «Guarda, ora viene a chiedere aiuto proprio a me, con tanti altri vicini di casa, proprio a me dopo quello che ci ha fatto!». Ma subito dopo un’altra voce: «Passa l’Amore a tutti!». Così sono corsa da lei e appena mi ha aperto la porta mi è svenuta tra le braccia.
Mi sono detta: «Proprio questo doveva succedere! Siamo distanti dall’ospedale, senza un mezzo di trasporto!». Sono andata a chiamare i vicini, ho chiesto loro di raccogliere con me i soldi per pagare l’ammissione all’ospedale e finalmente nel primo pomeriggio siamo riusciti a farla ricoverare, in tempo per curarla. Quel giorno tutti i miei programmi erano stati sconvolti, mi ero dedicata interamente a lei.
Dopo una settimana è uscita dall’ospedale ed è venuta subito a casa mia per ringraziarmi. L’ho accolta con tutto il cuore, l’avevo veramente perdonata e ora il rapporto è tornato, anzi è iniziato tutto nuovo.
H.K. – Africa